L’Orco in Canonica
Paolo Cendon ha scritto un libro su una storia vera. Si tratta di un caso di violenza sessuale su una bambina. L’imputato è un prete, circostanza che rende ancor più drammatica la vicenda. Si riesce a percepire ogni sofferenza che il piccolo corpo di Anna è costretto a subire. Una telecamera sulla scena degli abusi trasmette tutte le emozioni, le paure, il disagio, il disgusto, gli odori nauseanti. La commistione tra sacro e profano rende l’abuso ancora più inaccettabile. Il percorso di fede è un potente strumento di coercizione della volontà della vittima e diventa il viatico per confermare la “bontà” delle violenze che il prete inferte alla bambina. Don Fulvio, questo è il suo nome, annienta tutti i sogni e la spensieratezza della piccola Anna che avrebbe invece dovuto diventare grande senza quei traumi di segreto dolore che è stata costretta a subire. Il libro è anche la denuncia della complicità omertosa di quanti per interesse o per paura consigliano alla piccola Anna di dimenticare quanto è accaduto; don Crispino, il parroco del paese troppo interessato al buon nome della parrocchia e la signora Arneri, la maestra di religione legata a lui sentimentalmente. Che vergogna!! Ed è una storia vera…. Gli abusi diventano negli anni sempre più violenti e don Fulvio finisce per coinvolgere nel crimine un coetaneo di Anna, Rocco, abusato e abusante al tempo stesso in quella commistione di ruoli che troppo spesso si verifica in casi del genere.
La mente di Anna obbedisce ancora una volta all’esercizio dell’insano potere spirituale che le è stato impartito, cancellando per lungo tempo ogni traccia di quegli abusi fino a quando all’età di venti anni comincia una estenuante terapia psicologica che le consentirà il recupero progressivo della memoria. Seguirà la denuncia in questura, l’apertura di un’istruttoria e un lungo e faticoso processo. Inizialmente i Giudici non credono al racconto di Anna ma poi in secondo grado il sacerdote viene finalmente condannato e con lui anche la Chiesa locale. Una figura centrale nel percorso di risalita verso la vita della giovane donna è il suo professore di diritto con il quale deciderà di scrivere un memoriale a quattro mani affinché la denunzia del dolore e dei soprusi possa fare entrare finalmente la luce nella sua vita. Alla fine ha vinto lei. Anna ha potuto ricominciare una nuova vita libera e liberata dal marcio dell’abuso mentre gli altri ne pagano le conseguenze. Don Fulvio invece di andare in galera viene spostato in un’altra parrocchia (poveri fedeli!!). Don Crispino pure. La maestra Arneri non esercita più. E Rocco rimane un infelice.